Prima Visita Ultraspecialistica

Dottor Nicola Amato, chirurgo ginecologo esperto nell'ambito dell'endoscopia (laparoscopia ed isteroscopia) e delle tecniche chirurgiche vaginali

Si intende la prima visita o per ENDOMETRIOSI o per DOLORE PELVICO CRONICO o per VULVODINIA o per VALUTAZIONE UROGINECOLOGICA (prolasso genitale, incontinenza urinaria, cistiti ricorrenti).

Normalmente questa tipologia di visita ha la durata minima di un’ora, in quanto consiste in un’accurata anamnesi (raccolta di informazioni) al fine di far emergere eventuali problematiche. Qualora il caso fosse particolarmente complesso, si concorderanno più appuntamenti per le conclusioni diagnostiche e terapeutiche.

Dolore Pelvico Cronico

Può riconoscere diverse cause non necessariamente ginecologiche. Nella pelvi, infatti, si trovano anche l’intestino e le vie urinarie, nonché ovviamente strutture muscolo scheletriche. Pertanto, una volta esclusa la causa ginecologica, non mi limito a salutare la paziente demandandola ad altro specialista, ma cerco di individuare l’origine del dolore (approccio olistico) e dunque eseguo uno studio della muscolatura del pavimento pelvico, nonché un’anamnesi attenta delle abitudini intestinali e della dinamica minzionale. Quando indicati, i trattamenti non saranno farmacologici, ma integrativi (ad es. probiotici e prebiotici), riabilitativi del pavimento pelvico e potrà essere indicata anche l’acquisizione di tecniche di rilassamento (ad es. training autogeno).

Endometriosi

Dopo anni di esperienza chirurgica in cui ho sempre rivalutato la paziente in sedazione poco prima dell’intervento chirurgico, la diagnosi è essenzialmente “manuale” vale a dire con la visita, infatti con essa è possibile apprezzare le strutture di sostegno dell’area genitale che per ragioni anatomiche sono le prime ad essere coinvolte dalla malattia. L’ecografia transvaginale e/o transaddominale è sicuramente di supporto consentendo di apprezzare altre eventuali localizzazioni (ovaie, vescica, reni ed ureteri) e pertanto richiedo esami di imaging di 2° livello (ad esempio risonanza magnetica) solo in caso dubbio diagnostico non risolto dalla visita e quasi mai preliminarmente.

Incontinenza Urinaria

Il danno del pavimento pelvico, tranne rari casi di collagenopatie costituzionali (cioè debolezza costituzionale delle strutture di sostegno degli organi pelvici), trova la sua origine nei parti vaginali ed in particolare i fattori di rischio sono il numero dei parti vaginali ed il peso dei bambini partoriti. L’incontinenza urinaria, tanto quanto il prolasso genitale, è una possibile espressione di tale danno. È molto importante per queste problematiche farsi valutare da uno specialista uroginecologo, in quanto non di rado le due problematiche coesistono, ma il prolasso maschera l’incontinenza (cioè la paziente non la percepisce per via del prolasso) e pertanto il rischio è che se l’incontinenza urinaria è presente e non è riconosciuta in occasione della prima valutazione, risolto il prolasso la paziente si ritroverà incontinente.

Prolasso Genitale

Il descensus degli organi pelvici può riguardare tutti gli organi della parte bassa dell’addome e può interessare un solo distretto (ad esempio vescica) o più distretti contestualmente (ad esempio utero e vescica oppure utero e retto, ecc.). Valuto il tipo di prolasso presente, il suo grado, la sua causa ed il tono della muscolatura del pavimento pelvico e questo mi consente di fornire alla paziente un indirizzo terapeutico che non necessariamente potrà prevedere un intervento chirurgico, infatti, spesso la guarigione può essere ottenuta con la riabilitazione del pavimento pelvico ed è per questo che in diverse aree geografiche ho delle riabilitatrici del pavimento pelvico di riferimento con cui da anni collaboro.

Vulvodinia

La diagnosi di vulvodinia, spontanea o provocata, è una diagnosi per esclusione e ciò significa che fino a quando è presente una causa che possa giustificare la sintomatologia vulvare (infezioni, lesioni, infiammazioni), non sarà mai possibile porre questa diagnosi. Non di rado mi è capitato di ricevere pazienti con in corso trattamenti neurolettici (antidepressivi, anticonvulsivanti) o miorilassanti per diagnosi di vulvodinia posta altrove che in virtù di tali trattamenti avevano ovviamente sotto controllo la sintomatologia dolorosa, ma che non avevamo mai eseguito dei tamponi genitali o magari li avevano eseguiti, ma non affidabili (spiego sempre alle mie pazienti la differenza tra tamponi colturali e molecolari, nonché lo spettro di ricerca e cioè il numero di patogeni ricercato). Ebbene, a volte - eseguiti i tamponi - sono emerse molteplici infezioni, risolte le quali e sospesi i trattamenti farmacologici che assumevano, le pazienti non avevano più alcun sintomo e quindi erano state trattate per vulvodinia senza che tale condizione fosse presente. Ricordo inoltre che, nel 50% dei casi, la vulvodinia è la conseguenza di infezioni genitali di lunga data non riconosciute o mal gestite dal punto di vista terapeutico. Per tale ragione, quando una paziente giunge alla mia osservazione riferendomi pregressa diagnosi di vulvodinia, non do mai per assodata tale diagnosi.

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